Impariamo a conoscere una ragazzina Asperger attraverso il libro di Silvia Pillin
A cura di: Dott.ssa Renza Rosiglioni – Psicoterapeuta
“L’inventario delle mie stranezze”, scritto da Silvia Pillin (ed. Einaudi Ragazzi), è un libro di narrativa per ragazzi e ragazze dai 12 anni. Una storia realistica, un romanzo di formazione in cui tutte le ragazze fuori dagli schemi possono riconoscersi. Un libro che racconta la sindrome di Asperger dal punto di vista femminile e parla di diversità, autismo, amicizia.
Personalmente mi rendo conto, anche grazie alle mie giovani pazienti Asperger, che genitori, insegnanti e compagni di scuola conoscono ancora molto poco delle caratteristiche del funzionamento Autistico di I livello (ex Asperger), tanto che queste sono interpretate il più delle volte come un mal funzionamento. In relazione a questo, nelle ragazze Aspie spesso nascono e si sviluppano paure, insicurezze e sentimenti di frustrazione che creano sofferenza.
I segnali di fatica a vivere in un mondo costruito per neurotipici si possono percepire molto presto, già alla fine della scuola dell’infanzia. Ma ci sono moltissime ragazze che, non comprese e riconosciute neurodivergenti, si ritrovano alle scuole superiori con un livello d’ansia e di frustrazione troppo elevato, con difficoltà relazionali che non comprendono e con adulti di riferimento che non le ascoltano e capiscono. Anzi, che cercano di correggere ciò che già funziona e che andrebbe solo compreso.
Alcune testimonianze di ragazze riconosciute Asperger dopo i 12 anni sono esemplificative:
“Il lavoro di gruppo è sempre stato un problema. Già alle medie non sapevo cosa dire”; “Andavo molto in ansia quando gli altri mi raccontavano cose che a me non interessavano, non sapevo proprio cosa dire e rimanevo in silenzio, poi venivo presa in giro”; “i miei coetanei parlano di feste, ragazzi…io non capisco neanche se mi vengono dietro. L’ansia nasce proprio dall’idea di essere un peso per gli altri, di non piacere perché non mi piace ballare o non mi piacciono le feste perché c’è troppa gente”; “Preferisco accontentarli, fare come vogliono, imitarli, così non mi sento in colpa. Anche con i miei lo faccio, li accontento per non deluderli”.
In questo libro i genitori, gli insegnanti e gli adulti di riferimento troveranno molti spunti di riflessione che li aiuteranno a guidare le giovani Asperger ad essere se stesse, a trovare le strategie corrette per sentirsi adeguate, accettate e soprattutto comprese nei loro pro e contro.
La protagonista della storia è Agata, una ragazzina che frequenta la scuola media.
Sono molte le cose che non piacciono ad Agata. Non le piacciono il tè, i cuori, le parole che possono significare sia una cosa sia il suo contrario, gli autobus pieni di gente, il contatto fisico, i cani. Non le piace sentirsi diversa dalle coetanee. Non le piace sentirsi strana. Agata vorrebbe essere come le compagne di classe, ma non è come loro, non le capisce e, per quanto si sforzi, fatica a nascondere le proprie stranezze.
L’unica persona con cui può essere se stessa è Paolo (per gli amici Spettro) un ragazzino strano come lei, e che come lei ama la matematica e odia la ricreazione. Le cose cominciano a cambiare quando Agata conosce Vera, la nuova vicina, una signora gentile e molto sensibile che sembra capirla molto meglio degli altri, perfino meglio di sua madre, e che la aiuterà a trovare le risposte che cerca.
La quotidianità di Agata è scandita da regole ferree da lei stabilite: cosa può mangiare e cosa no, quali stoviglie può utilizzare per ogni pasto, ogni quanto va lavata l’unica felpa che intende indossare, quanto deve scaldare il latte al microonde, a quale minuto spaccato deve uscire di casa e via dicendo. Ogni scelta ha la sua logica ma spesso quest’ultima risulta incomprensibile per chiunque non sia la stessa Agata.
La ragazza si rende conto che il suo modo di affrontare le situazioni e le relazioni non è ordinario, eppure non si spiega il perché di questa diversità ma tende piuttosto a subirla e ad adattarvisi a scapito della possibilità di crearsi delle amicizie e di integrarsi in classe. Il suo obiettivo è principalmente quello di rendersi invisibile: Agata vorrebbe infatti assomigliare alle sue compagne, così spigliate e così legate tra loro, ma non sapendo come fare si rassegna a vivere la dimensione scolastica in totale solitudine. Anche la mamma, che pur le vuole bene e si sforza di assecondarla là dove le è possibile, fatica a entrare davvero nel suo mondo e a capire cosa le frulli nella testa.
Saranno l’incontro con un coetaneo appassionato di matematica come lei e il dialogo con una vicina di casa insospettabilmente capace di capirla a consentire ad Agata e ai suoi cari di guardare con più lucidità al suo modo di essere e di accoglierlo più serenamente, con i suoi pro e i suoi contro.
Silvia Pillin riesce dunque a mettere in luce alcune caratteristiche peculiari del funzionamento Asperger femminile: le difficoltà relazionali che implicano un dispendio enorme di energia con la conseguenza del masking e di un forte senso di frustrazione; la dimensione emotiva e la difficoltà ad essere espressa; l’ipersensorialità, la percezione eccessiva attraverso i sensi, così presente e ostacolante; gli interessi assorbenti…l’autrice, anche lei Asperger, riesce a costruire una narrazione fluida, appassionante, chiara ed istruttiva.
“Tutti hanno sempre le risposte giuste, ma non so dove le abbiano imparate o chi gliele abbia insegnate. Per me stare con gli altri è come restare a guardare un gruppo di stranieri che parlano la loro lingua, una lingua che io sono l’unica a non conoscere. Mi sento come quando il primo giorno la prof di tedesco è entrata in classe e ha iniziato a dire cose in tedesco. “Okay, tu parla pure,” ho pensato “io resto qui in un angolo zitta e buona sperando che nessuno si accorga che esisto”.