A cura di Dott.ssa Dalila Vallino, Logopedista
In assenza di patologie neurologiche, sensoriali, cognitive o legate a sindromi genetiche, lo sviluppo del linguaggio avviene attraverso una serie di fasi che si succedono l’una all’altra in un ordine condiviso da tutti i bambini.
Esiste una notevole variabilità individuale per ciò che concerne i tempi, i modi e le strategie che ogni bambino mette in atto per raggiungere livelli di competenza comunicativa e linguistica sempre più elevati.
È molto importante conoscere e prestare attenzione ad alcuni indicatori dello sviluppo del linguaggio per individuare precocemente eventuali difficoltà ed attuare tempestivamente interventi mirati.
TAPPE DI SVILUPPO
Quali sono i segnali per capire se il bambino sta imparando correttamente a parlare? Come accorgersi se c’è qualcosa che non va?
Cominciamo con l’acquisire qualche conoscenza su come si sviluppa il linguaggio.
0-12 MESI – I PREREQUISITI
In questo periodo si parla di fase non verbale o prelinguistica, durante la quale il bambino acquisisce “i prerequisiti linguistici”.
Inizialmente tali comportamenti non sono intenzionali ma, nel tempo, l’interpretazione, il rinforzo e le risposte che gli adulti danno a questi segnali fanno sì che gradualmente essi assumano per il bambino un significato comunicativo preciso e stabile.
Se non sono presenti i prerequisiti, il linguaggio verbale potrebbe emergere in ritardo o non emergere affatto.
IL PIANTO
Appena nascono i bambini comunicano i propri bisogni attraverso il pianto e sono in grado di eseguire diversi tipi di pianto in base al tipo di bisogno.
I SUONI
Dai 3 mesi il bambino impara ad ascoltare i suoni. È a partire da questo momento che diviene capace di controllare l’attività fono-articolatoria ascoltando i suoni che egli stesso produce (feed-back acustico).
CAPACITÀ DI ORIENTARE L’ATTENZIONE
Tra i 4 e i 6 mesi inizia a svilupparsi la capacità di orientare l’attenzione, che consente al bambino di dirigere e mantenere la propria attenzione in modo selettivo verso alcuni aspetti dell’ambiente: persone, oggetti, figure, suoni, azioni. Grazie a tale abilità si sviluppa la capacità di fissazione dello sguardo, che è un’abilità molto importante ai fini dello sviluppo comunicativo e linguistico. Il bambino è in grado di agganciare e mantenere lo sguardo dell’adulto, abilità che gli consente di comprendere e riconoscere le espressioni del viso e di osservare i movimenti della lingua e delle labbra.
LA LALLAZIONE
Nel periodo tra i 6-8 mesi i bambini iniziano a produrre dei vocalizzi molto più vari rispetto alle prime sperimentazioni della voce, inizia la lallazione canonica in cui il bambino ripete delle sequenze sempre con la stessa sillaba, es: PA-PA-PA, PAA, BA-BA.
Intorno agli 8-9 mesi inizia la fase della lallazione variata in cui le combinazioni sillabiche sono più elaborate ed il bambino ripete sillabe diverse in sequenza (per esempio, ma-ba, ba-bi, pa-da, etc). Il bambino non ha ancora associato un significato alla sillaba pronunciata e non è consapevole di stare parlando. Rappresentano un gioco articolatorio: il bambino controlla la sua attività fono – articolatoria, si ascolta e si diverte.
INTENZIONE COMUNICATIVA
A partire dai 9 mesi di vita ha inizio una fase fondamentale per lo sviluppo comunicativo: il passaggio dalla comunicazione non intenzionale alla comunicazione intenzionale.
Il bambino diventa consapevole delle sue possibilità comunicative e degli effetti che i suoi comportamenti producono sulle persone ed impara ad utilizzarli per raggiungere uno scopo.
COMPRENSIONE
Tra gli 8-10 mesi inizia la comprensione delle prime parole. Il processo di riconoscimento di una parola è legato all’identificazione dei singoli suoni e delle loro combinazioni, ma è anche influenzato dal contesto in cui è inserita la parola.
Infatti, è nelle esperienze precoci con i caregivers che il bambino costruisce le prime associazioni tra suoni e significati.
IL GESTO DELL’INDICAZIONE
Le prime forme di comunicazione volontaria, a partire da 9-12 mesi circa, sono i gesti deittici che il bambino usa per attirare l’attenzione dell’adulto e indicare che desidera un oggetto oppure per mostrare o dare qualche cosa. I gesti sono molto importanti perché precedono il linguaggio e accompagnano le sue prime parole. Quando poi il gesto viene usato per “dichiarare” qualcosa, significa che il bambino ha imparato la funzione principale del linguaggio, cioè comunicare: i suoi bisogni, le sue emozioni, i suoi desideri.
12-24 MESI – FASE LINGUISTICA: LO SVILUPPO LESSICALE
Dai 12 ai 15 mesi compaiono le prime parole.
Le parole prodotte hanno una struttura sillabica semplice, perché le capacità fono-articolatorie del bambino sono ancora molto limitate.
È presente l’olofrase: il bambino utilizza la singola parola per denominare, esprimere una richiesta, un’esclamazione o descrivere un’azione, variando anche l’intonazione in base al messaggio che vuole esprimere. La comparsa delle prime parole è strettamente collegata alla comparsa dei gesti simbolici.
I GESTI SIMBOLICI
Intorno ai 12-15 mesi il bambino comincia a produrre le sue prime parole e impara il nuovo gioco dell’imitare: osserva i gesti che gli adulti compiono e li imita nei suoi momenti di gioco spontaneo. Con il gesto il bambino rappresenta la realtà che vede e che conosce; inizialmente proverà ad imitare l’azione quando l’oggetto è presente, ma in una fase successiva, imparerà che il gesto può rappresentare l’azione anche se l’oggetto non è visibile. Il gesto diventa simbolo dell’azione, così come la parola diventa simbolo dell’oggetto: questo legame tra realtà e parola viene memorizzato nella mente del bambino e porta alla formazione del significato.
L’ESPLOSIONE DEL VOCABOLARIO
A partire dai 20-24 mesi il bambino comincia ad usare molte delle parole che finora ha ascoltato, collegando il suono all’oggetto o all’azione che veniva eseguita e costruendo nella sua mente il significato. Dopo aver immagazzinato tutte queste parole, che fino a pochi mesi prima non riusciva a riprodurre con la sua voce, ora inizia ad usarle attivamente, per comunicare con le persone che lo circondano. Il repertorio passa in questa fase da circa 50 a 300-500 parole, una vera esplosione del suo vocabolario. Questa disponibilità di parole permette a sua volta di provare a combinarle, così come il bambino ha imparato a fare mettendo i gesti in sequenza per rappresentare un’azione. Nascono le prime combinazioni di parole, spesso un nome e un verbo (“bimbo mangia”), che diventeranno poi le prime frasi, con una struttura sempre più simile a quella del modello adulto.
24-36 MESI – LE FRASI
A partire dai due anni il bambino inizia a combinare le parole tra loro per formare le prime frasi. Queste all’inizio avranno uno stile telegrafico e successivamente diventeranno sempre più ricche anche di elementi grammaticali. Tipicamente a 36 mesi il bambino dovrebbe essere in grado di realizzare frasi corrette e complete.
Gli studi dimostrano che il bambino non può accedere alla competenza combinatoria se non possiede un vocabolario di almeno 100 parole.
IL DISTURBO PRIMARIO DEL LINGUAGGIO
Il linguaggio è espressione delle funzioni cognitive più evolute, peculiarità unica degli esseri umani rispetto ad ogni altro essere vivente. La sua acquisizione fisiologica testimonia il corretto funzionamento di molte altre funzioni superiori, come l’attenzione, la memoria, la capacità di risolvere problemi. È importante non trascurare i segnali discordanti dallo sviluppo tipico appena descritto. L’11-13% di bambini di età compresa tra i 18 e i 36 mesi presenti un ritardo nella comparsa del linguaggio espressivo. Questi bambini sono stati denominati nella letteratura scientifica late talkers (parlatori tardivi). La prognosi è generalmente buona in quanto nel 70% dei casi il linguaggio espressivo migliora in modo significativo entro i 3 anni. I bambini che recuperano sono stati definiti late bloomers (ovvero bambini il cui linguaggio sboccia in ritardo). Nel 5-7% dei casi il disturbo persiste dopo i tre anni ed è raro che prima dell’età scolare si verifichi un recupero spontaneo delle abilità linguistiche attese per l’età cronologica. In queste situazioni si parla di Disturbo Primario del Linguaggio – DPL.
Attendere che il tempo metta le cose a posto, senza approfondire come il bambino sta procedendo nel suo percorso linguistico, può non essere la scelta migliore. Il riconoscimento precoce di un disturbo del linguaggio permette di intervenire tempestivamente, favorendo il suo sviluppo globale e prevenendo il manifestarsi di altre problematiche correlate (es: problemi comportamentali). Inoltre i bambini con un disturbo del linguaggio pregresso, non tempestivamente trattato, hanno maggiori probabilità di manifestare difficoltà di apprendimento scolastico.
Tra i 6 e i 36 mesi i campanelli d’allarme per accorgersi che lo sviluppo linguistico del bambino devia, in modo significativo, dalla normalità e decidere di approfondire sono:
- A 6 mesi il bambino non reagisce ai suoni
- A 12 mesi il bambino non interagisce con l’adulto
- A 18 mesi non produce parole e ha una lallazione ripetitiva
- A 18 mesi non comprende il linguaggio parlato
- A 24 mesi produce meno di 50 parole
- A 30 mesi non sono comparse le prime frasi
Se il bambino si trova in una di queste situazioni è importantissimo parlarne con il pediatra che consiglierà un approfondimento delle funzioni uditive, una visita Neuropsichiatrica o una valutazione logopedica.
Il logopedista è il professionista specializzato nella prevenzione, valutazione e trattamento delle problematiche del linguaggio, dell’apprendimento, della voce e della deglutizione.
È possibile iniziare un trattamento logopedico del linguaggio a partire dai 18 mesi; in questo caso il genitore verrà coinvolto attivamente nel percorso e gli verranno spiegate tutte le strategie più funzionali a favorire lo sviluppo linguistico del proprio bambino.