A cura di:
Dott.ssa Dalila Vallino – Logopedista
Lo sviluppo delle abilità comunicative avviene già a partire dalla prima infanzia, ancor prima della comparsa della prima parola. Qualunque disordine del linguaggio può avere effetti importanti sul comportamento del bambino, sulla capacità di relazionarsi con gli altri e sulle future abilità curriculari. Più presto queste difficoltà vengono riconosciute prima è facile porvi rimedio e far sì che abbiano minori influenze negli anni successivi.
Per analizzare le competenze linguistiche di un bambino nella fascia 3-6 anni è necessario osservare le sue abilità nei vari sottolivelli che compongono il linguaggio:
- Livello-fonetico fonologico: i suoni del linguaggio.
- Livello semantico-lessicale: le parole e i concetti.
- Livello morfosintattico: le frasi e la grammatica.
- Livello pragmatico: le abilità comunicative.
Infatti, lo sviluppo può procedere in modo disomogeneo nei vari livelli, inoltre le acquisizioni ad ogni livello sono influenzate dalle abilità cognitive generali, attentive e di memoria.
IL LIVELLO-FONETICO FONOLOGICO – I SUONI DEL LINGUAGGIO
L’espressione verbale dei bambini fino ai 5 anni di età, può presentare delle alterazioni fonologiche, ossia alterazioni nella produzione dei suoni del linguaggio, che dipendono da rallentamenti o atipicità nella maturazione del sistema nervoso centrale, per quanto riguarda lo sviluppo della percezione uditiva e/o dell’articolazione motoria dei suoni.
Tuttavia, è importantissimo valutare il tipo di alterazione, per capire se lo sviluppo del linguaggio sta seguendo le tappe fisiologiche. Il linguaggio dei bambini, infatti, nelle prime fasi di sviluppo è caratterizzato molto spesso dalla tendenza a sostituire un suono con un altro, per difficolta di percepire, riconoscere e produrre i vari suoni (processi di sistema) e/o dalla tendenza a modificare l’ordine dei suoni nella parola e la loro combinazione (processi di struttura).
Tali processi, inizialmente molto presenti nel linguaggio dei bambini, tendono a ridursi notevolmente intorno al 3,6 anni del bambino, perdurando solo in alcune parole complesse fino circa ai 5 anni.
Infatti la maggioranza dei bambini a:
- 36 MESI: è in grado di produrre consonanti semi-costrittive (Z, Ci, Gi) e i suoni difficili R, GL, GN, SC.
- 48 MESI: sa produrre i gruppi consonantici (S+cons, L+cons, N+cons, R+cons) e inizia a sviluppare le abilità metafonologiche a livello sillabico.
- 70 MESI: sa produrre parole difficili (es: Nabucodonosor, Sardanapalo ecc.).
- 76 MESI: inizia a sviluppare le abilità metafonologiche a livello fonemico.
Le abilità metafonologiche
Le abilità metafonologiche rappresentano una particolare conoscenza metalinguistica, che consiste nella capacità di percepire e riconoscere per via uditiva i fonemi (suoni) che compongono le parole del linguaggio parlato, operando con gli stessi, adeguate trasformazioni.
Tale competenza è presente a livello sillabico già in età prescolare, a partire dai 4 anni, e si sviluppa indipendentemente dall’apprendimento della lingua scritta (es: dividere le parole in sillabe o fonderle, individuare la sillaba iniziale, centrale e finale, riconoscere se due parole sono in rima tra loro, ecc.).
È presente a livello fonemico da quando avviene un’esposizione al codice alfabetico e quindi è parte del processo di apprendimento della lingua scritta. Può svilupparsi a partire dai 5,6 anni (es: dividere le parole in fonemi o fonderle, riconoscere il fonema iniziale, distinguere i fonemi simili, ecc.).
Tali abilità sono un prerequisito essenziale all’apprendimento della lettura e della scrittura. I bambini che hanno avuto un disturbo del linguaggio pregresso, possono avere maggiori difficoltà a sviluppare queste abilità.
I campanelli d’allarme di una difficoltà a livello fonetico-fonologico
- Il bambino possiede un patrimonio fonemico esiguo (numero di suoni usati) e che non rispetta le tappe di sviluppo.
- Il linguaggio del bambino presenta così tante distorsioni da essere incomprensibile per le persone estranee alla famiglia.
- Il linguaggio è comprensibile, però perdurano nel tempo processi che ormai dovrebbero essere abbandonati (eliminazione di una o più consonanti nei gruppi consonantici, eliminazione di una vocale nei dittonghi, sostituzione di suoni, ecc).
- Difficoltà nel ripetere parole sconosciute (difficoltà di processazione fonologica).
- Difficoltà percettive nel discriminare i suoni e nel cogliere le variazioni di ritmo nel linguaggio (domanda, affermazione, ironia, ecc).
- Difficoltà nello sviluppare adeguate abilità metafonologiche.
- Soprattutto in casi di grave disturbo fonologico, il linguaggio del bambino non è comprensibile, per cui ha difficoltà nelle relazioni con i coetanei e gli adulti, non riesce a comunicare i propri bisogni, ottiene messaggi discordanti dagli adulti, perde fiducia nella comunicazione, è frustrato e arrabbiato.
IL LIVELLO SEMANTICO- LESSICALE: LE PAROLE E I CONCETTI
In una prima fase il linguaggio è caratterizzato prevalentemente da nomi e parole sociali, successivamente in lessico del bambino inizia a comprendere anche i verbi, i pronomi e gli aggettivi.
A 36 mesi un bambino possiede un vocabolario tra le 400-1000 parole, mentre a 48 mesi tra le 1000-4000 parole.
Il significato delle parole riflette la categorizzazione della realtà che il bambino padroneggia a un dato momento del suo sviluppo, ovvero le categorie di oggetti, eventi e persone, e i concetti che le rappresentano. Nel primo lessico infantile si trovano fisiologicamente degli errori che segnalano le difficoltà che il bambino incontra nell’identificare a cosa si riferiscono i nomi nel loro uso abituale: si tratta di errori di sovraestensione (es: chiamare chitarra tutti gli strumenti musicali), sottoestensione (es: chiamare bambola solo la propria bambola) e di sovrapposizione (es: aprire la porta e poi aprire la luce).
Un altro aspetto importante nella costruzione del sistema semantico riguarda i livelli di generalità a cui gli oggetti possono essere categorizzati e quindi nominati.
I bambini inizialmente imparano nomi che si situano su un livello intermedio di generalità (es: cane), solo in seguito imparano nomi più specifici (categorie subordinate es: barboncino) o nomi più generali e astratti (categorie sovraordinate es: mammiferi).
I campanelli d’allarme di una difficoltà a livello semantico-lessicale
- Lessico ripetitivo.
- Utilizzo di parole pass-partout (la cosa, la roba, ecc).
- Difficoltà di accesso lessicale, cioè di recuperare rapidamente la parola che si cerca
- Difficoltà ad imparare termini nuovi, soprattutto i concetti non concreti (nomi astratti, aggettivi, avverbi, ecc).
- Permanere nel tempo di errori di sovraestensione, sottoestensione e
- Difficoltà nel categorizzare i concetti.
- Difficoltà nell’apprendere i diversi significati di una parola e nello scegliere quello più opportuno in base al contesto.
IL LIVELLO MORFO-SINTATTICO: LA FRASE E LA GRAMMATICA
Tra i 27-38 mesi i bambini dovrebbero essere in grado di produrre frasi complete anche degli elementi grammaticali (articoli, preposizioni, pronomi, ecc), inoltre, compare l’utilizzo di connettivi interfrasali temporali e causali e compaiono le frasi relative.
Inoltre dovrebbero essere in grado di comprendere bene consegne verbali, descrizioni di eventi passati o futuri e dovrebbero comprendere la narrazione di storie.
Solitamente i bambini tra i 3 e i 4 anni compiono una serie di errori morfologici che vengono inseriti in un fenomeno definito “ipercorrettismo perfetto”. Questo fenomeno consiste in particolare, nel regolarizzare alcune parole irregolari (es: dire “uovi” anziché “uova”, dire “aprito” anziché “aperto” ecc.), questa fase è fisiologica ed è un segnale positivo, perché indica che il bambino sta tentando di capire le regole grammaticali che caratterizzano la propria lingua e tenta di applicarle autonomamente, con il tempo i bambini impareranno che ci sono anche delle eccezioni alla regola: le parole irregolari.
I campanelli d’allarme di una difficoltà a livello morfosintattico
- L’ordine delle parole all’interno della frase è scorretto (es: la palla prende il bimbo)
- Vengono omessi gli elementi grammaticali oppure sostituiti dalla forma indefinita «a» (es: a bimba mangia a mela, bimbo dà a maglia a bimba)
- Omissione o utilizzo erroneo delle preposizioni (un coniglio è uscito dal cappello -> un coniglio è uscito al cappello)
- Utilizzo scorretto dei tempi verbali (passato-presente-futuro) (es: domani andavo al mare)
- Disinteresse nell’ascoltare le favole
- Difficoltà di comprensione delle richieste verbali
IL LIVELLO PRAGMATICO: LE ABILITÀ COMUNICATIVE
Parallelamente allo sviluppo della struttura frasale tra i 3 e i 4 anni, assistiamo a un crescente arricchimento delle intenzioni comunicative con cui il bambino pronuncia parole e frasi. Per esempio, inizialmente il bambino esprime più frequentemente richieste di azione (“pendi etto”) e richieste d’informazioni (“dov’è papà?”). Per quanto riguarda le dichiarative, in genere tendono a comparire prima le descrizioni di oggetti ed eventi esterni (“quello è il lego”), le descrizioni delle proprie azioni (“butto a palla”) e le espressioni di desiderio (“voglio fare giochino”); più tardi le espressioni di possesso (“è mia la torre”), i giudizi su sé stessi (“io sono grande”) e infine le massime generali (“non si dicono le parolacce”) e i racconti di eventi passati e futuri (“sì, dopo la mangio”; “cane mordeva”). È evidente come questa progressione rispecchi il crescente decentramento del bambino, che tende a parlare sempre di più di eventi e situazioni al di fuori del contesto immediatamente presente.
Per avere buone abilità pragmatiche, il bambino nel tempo deve diventare abile a:
- Cambiare tipo di linguaggio in base al tipo di interlocutore e del luogo.
- Rispettare i turni e le pause.
- Sapere quali informazioni può omettere e quali sono indispensabili in base alle conoscenze dell’interlocutore.
- Utilizzare e comprendere la comunicazione non verbale e i tratti sovrasegmentali del linguaggio, ossia le informazioni trasmesse attraverso l’intonazione della frase
- Rimanere aderenti all’argomento della conversazione e fare interventi pertinenti.
- Avere un’adeguata intenzionalità comunicativa e capire quella altrui (es: fare inferenze, capire i sottointesi, capire il sarcasmo, ecc).
- Individuare incongruenze e chiedere nuove spiegazioni.
Una o più difficoltà nell’acquisizione di queste competenze, può rappresentare un campanello d’allarme per lo sviluppo di adeguate abilità pragmatiche e conversazionali.
IL DISTURBO PRIMARIO DEL LINGUAGGIO
Quando una difficoltà linguistica si protrae oltre i 36 mesi di età, si parla di Disturbo Primario del Linguaggio. Tale condizione riguarda il 5-7 % dei bambini in età prescolare e tende a ridursi nel tempo con una incidenza dell’1-2% in età scolare. Si manifesta in assenza di altri disturbi (cognitivi, sensoriali, relazionali…). Si esprime attraverso il ritardo nella comparsa delle prime parole, nel mancato o alterato sviluppo della competenza fonologica (lo sviluppo dei suoni del linguaggio), lessicale e talvolta anche morfosintattica e pragmatica.
Spesso i DPL evolvono nel tempo senza però risolversi completamente, ovviamente le difficoltà sono maggiori quando il disturbo non viene riconosciuto tempestivamente. Quando il DPL riguarda solo aspetti semantico-lessicali e morfosintattici spesso non viene riconosciuto.
Soprattutto quando il disturbo è anche recettivo, cioè riguarda anche la comprensione del linguaggio, i bambini con DPL vengono etichettati come pigri, distratti, indisciplinati, con disturbi comportamentali e non si richiede l’intervento logopedico. Infatti, comunicare può essere difficile e spesso frustrante per i bambini con disturbi del linguaggio, in quanto non riescono a farsi capire o a capire gli altri e questo può causare imbarazzo, disagio, rabbia. I bambini reagiscono in modo diverso: alcuni preferiscono restare in silenzio e non partecipare alla conversazione, altri interrompono di continuo o disturbano in vario modo per deviare l’attenzione dalle proprie difficoltà.
L’impatto del disturbo del linguaggio varia a seconda dell’età, della gravità, del tipo di disturbo e della situazione. Inoltre, il linguaggio è una funzione critica per l’apprendimento, la lettura, la scrittura, il pensiero, per questo motivo i disturbi del linguaggio possono portare a disturbi dell’apprendimento e scarsi risultati scolastici.
Per tali motivi se si ha in dubbio che il proprio bambino abbia una difficoltà linguistica, è importantissimo eseguire tempestivamente una valutazione logopedica e iniziare precocemente un trattamento specifico.