A cura di Eva Peraglie – Tutor dell’apprendimento
IN CHE MODO LA FAMIGLIA PUO’ ESSERE UN’IMPORTANTE RISORSA PER IL RAPPORTO TUTOR – STUDENTE?
La famiglia rappresenta l’ecosistema educativo dello studente e per questo è per il Tutor una fonte importantissima di informazioni.
La collaborazione tra famiglia e Tutor permette di:
- sperimentare nello studio quotidiano gli strumenti, le strategie e le abilità che Tutor e studente hanno costruito nel loro percorso.
- Promuovere l’uso nei momenti di studio a casa rappresentando un fondamentale esercizio di rafforzamento e di esperienza
- favorire il consolidamento delle abilità e delle competenze su cui si è concentrato il lavoro con il tutor.
La famiglia può, quindi, osservare e comunicare l’atteggiamento del proprio figlio rispetto ai suggerimenti del Tutor che può in questo modo può costantemente rimodulare il suo intervento alla luce di queste informazioni. L’occhio attento della famiglia e l’autenticità che il figlio mostra in tale contesto permette al Tutor di ampliare il suo punto di osservazione e per questo costruire con lo studente percorsi personalizzati.
IN CHE MODO IL TUTOR PUO’ ESSERE UN’IMPORTANTE RISORSA PER LA FAMIGLIA?
Alla luce delle difficoltà incontrate dallo studente, la famiglia può sperimentare smarrimento, confusione, incertezza rispetto:
- la dimensione organizzativa inerente le prassi necessarie per prevedere e predisporre gli strumenti didattici idonei nel contesto scolastico;
- la dimensione operativa rispetto alle modalità funzionali a sostenere il ragazzo nell’attività di studio;
- la dimensione comunicativa e relazionale con gli altri attori partecipi nel percorso scolastico del proprio figlio: scuola, clinici e studente stesso;
- la dimensione emotiva e delle aspettative, attese e reali, riposte nel figlio nel ruolo di studente;
La famiglia può sentire su di sé la responsabilità di assumere il ruolo di trait – d’union tra studente, scuola, clinico e questo si rivela essere un’incombenza faticosa in quanto ognuno di queste sfere parla “lingue proprie”. A questo si somma il ruolo attivo, emozionalmente caldo, che la famiglia ha nel processo di crescita del figlio, fatto di aspettative, di bilanci con la realtà, di incombenze scolastiche da portare a termine. Ecco allora che il clima famigliare può ritrovarsi destrutturato da dinamiche conflittuali.
Spesso a seguito dell’approfondimento clinico, che può anche terminare con una diagnosi, la famiglia può sperimentare un senso di disorientamento rispetto al percorso da intraprendere per prevedere e predisporre gli strumenti didattici funzionali a sostenere lo studente nei processi di apprendimento.
La famiglia può allora domandarsi quali siano questi strumenti, come e quando è utile utilizzarli, in che modo la scuola modulerà la propria azione didattica alla luce delle risorse e delle fragilità dello studente. I dubbi e i timori possono riguardare inoltre il proprio figlio: che impatto avrà su di lui la predisposizione di una didattica personalizzata?
Tutor dell’apprendimento può rivelarsi una risorsa per la famiglia perché:
- la orienta nelle procedure da adottare,
- l’affianca nella lettura del profilo di funzionamento cognitivo del figlio promuovendo una riflessione sulle abilità e sulle fragilità emerse,
- la supporta e la guida verso l’accettazione delle vulnerabilità e potenzialità che emergono dalla valutazione dei processi di apprendimento,
- l’aiuta ad ideare azioni e strumenti personalizzati e pensati alla luce dell’unicità del soggetto e quindi realmente funzionali a potenziare le capacità e a compensare le difficoltà.
La dimensione organizzativa si intreccia inoltre con quella operativa, così le famiglie sperimentano in prima persona le difficoltà legate all’apprendimento durante il momento dei compiti, che, in alcune situazioni, può essere vissuto come altamente conflittuale. Il genitore impegnato nel sostenere il proprio figlio nello studio può non comprendere pienamente ed empaticamente le difficoltà provate dallo studente e può incorrere nell’errore di attribuire ad esse altre origini. Queste dinamiche se da un lato disturbano l’equilibrio della famiglia, dall’altro rendono i momenti di studio frustranti e spiacevoli, andando a inficiare l’apprendimento stesso perché, come oggi sappiamo, emozioni e cognizione sono strettamente connessi. La conflittualità inoltre può estendersi anche con il corpo docenti. Può succedere che insegnanti e genitori non condividano modalità e obiettivi del percorso didattico ed evolutivo dello studente. In queste situazioni la comunicazione e la cooperazione possono diventare difficili, inefficaci e controproducenti.
Il lavoro di tutoraggio diventa l’occasione per la famiglia di vedere con occhi diversi il proprio figlio nel ruolo di studente. Il Tutor diventa promotore di riflessione sul funzionamento dell’allievo di fronte alle richieste fatte dalla scuola. Genitori che attribuivano alla pigrizia i fallimenti scolastici del figlio hanno la possibilità di riscoprirlo, di sperimentare come la scarsa motivazione è strettamente connessa alla fatica provata. Questa comprensione empatica da parte della famiglia non rappresenta solo un iniziale modalità di sostegno dello studente, ma agisce anche sulle sue dinamiche emotive. Esso può sentirsi accolto ed accettato nella sua complessità, fatta di risorse e di fragilità.
In un’ottica più ampia il lavoro del Tutor e la riflessione circa il funzionamento del ragazzo permette di “vederlo” non solo nel “qui ed ora” ma anche in termini di “potenzialità”.
Avere chiare le abilità e le fragilità dello studente permette di creare aspettative e porre obiettivi reali, congrui con l’unicità del soggetto e predisporre adeguati strumenti per perseguirli.
Ciò permette di tendere lo sviluppo dello studente verso la tappa successiva senza creare tensioni eccessive o, al contrario non stimolanti, che potrebbero, nel lungo tempo, essere demotivanti e innescare nello studente modalità di scarso investimento sul compito. Il ragazzo può sperimentare questo come un incoraggiamento, come un atto di fiducia della famiglia rispetto le proprie abilità e questo permette di rafforzare autostima e motivazione al lavoro.
Per fare ciò è di fondamentale importanza che scuola e famiglia condividano aspettative, obiettivi e strumenti. La comunicazione tra le parti deve essere orientata alla costruzione del percorso, libera da conflitti e giudizi. Il Tutor dell’apprendimento si pone in questa dinamica come facilitatore e mediatore della comunicazione tra le parti. Mette in campo le proprie competenze per promuovere un linguaggio comune e la costruzione di aspettative ed obbiettivi in linea con il profilo di funzionamento del soggetto. In quest’ottica l’obbiettivo è quello di favorire la condivisione, la coerenza e l’integrazione degli interventi.