Come accompagnare i bambini nello sviluppo di una regolazione efficace
a cura della dott.ssa Alessia Minellono, psicologa-psicoterapeuta
I nostri corpi e i nostri cervelli sono inseparabili dalle emozioni che li animano. Le emozioni si trovano al punto di incontro tra il pensiero e l’azione, tra il sé e l’altro, tra la persona e l’ambiente, tra la biologia e la cultura. Sono una parte integrante della nostra vita quotidiana: ogni giorno possiamo sperimentare più emozioni (gioia, tristezza, rabbia, paura…) e di diversa intensità.
Le emozioni sono uno strumento fondamentale per la nostra sopravvivenza, indispensabile per la conoscenza di noi stessi e degli altri. Saperle riconoscere è essenziale per potersi muovere nel mondo in modo consapevole e integrato; saperle regolare consente di affrontarle in modo costruttivo, evitando di lasciarci sopraffare da esse o di reagire in modi dannosi per noi stessi e per gli altri. La regolazione emotiva è una componente importante della “competenza emotiva”: è alla base della capacità di costruire relazioni sociali equilibrate e soddisfacenti, permette l’empatia e sostiene i processi di apprendimento.
Come si sviluppa la regolazione emotiva
Le emozioni sono per loro natura innate: a pochi giorni dalla nascita i neonati “scelgono” di guardare conformazioni di volti anziché altre cose, a due mesi di vita sono in grado di distinguere espressioni di gioia e di tristezza sui volti degli adulti intorno a loro e a tre mesi passano dall’imitazione di un’espressione del volto a uno scambio relazionale vero e proprio. Se fin da piccolissimi i bambini mostrano una competenza emotiva, la capacità di regolare le emozioni è un’abilità che si acquisisce nel tempo e che non è mai definitivamente raggiunta: per tutta la vita possiamo infatti continuare ad affinarla, sperimentando l’alternarsi di momenti di maggiore e minore capacità.
L’abilità di regolare le emozioni si sviluppa attraverso scambi relazionali significativi e affettivamente caldi con gli adulti di riferimento: sono momenti di co-regolazione. Nelle prime fasi dello sviluppo affettivo la co-regolazione è predominante, per poi arrivare con il tempo all’auto-regolazione.
La co-regolazione emotiva si realizza nell’intersoggettività, non è fatta di parole, ma consiste in uno scambio comunicativo che avviene a livello emotivo e corporeo, costruita in collaborazione tra adulto e bambino: l’adulto si sintonizza sull’emozione che il bambino sta provando e così facendo segnala di aver riconosciuto quello che il bambino sta sperimentando. La co-regolazione non è soltanto una “tappa” di sviluppo, ma un’esperienza fondamentale per una crescita sana e completa di ogni essere umano. Le esperienze di co-regolazione emotiva sono i pilastri dello sviluppo socio-emotivo. Quando i bambini sono turbati, tristi, arrabbiati, spaventati, dipendono emotivamente dall’adulto presente, il quale deve essere in grado di accompagnarli ad attraversare le emozioni e ripristinare l’equilibrio emotivo.
Strategie per sostenere lo sviluppo della regolazione emotiva
Come scrivono D. Siegel e T. Bryson: «È importante cominciare il prima possibile a far conoscere le emozioni al bambino. Fate da “specchio” ai suoi stati d’animo e impiegate segnali non verbali (come abbracci ed espressioni facciali che esprimano comprensione) per dimostrargli che lo capite.»
Nel vivere uno stato emotivo intenso e perturbante, i bambini possono non avere le parole per poterlo raccontare e si trovano così intrappolati in una situazione di disagio, nell’incapacità di dare voce a quello che stanno provando, obbligati a raccontarlo attraverso acting out, come comportamenti oppositivi-provocatori, pianti inconsolabili, disturbi psicosomatici e altro ancora.
Se un bambino vive emozioni complesse e non trova adulti significativi in grado di sintonizzarsi con esse, si troverà ad abitare un territorio del non detto, dove le emozioni possono trovare vie disfunzionali per diventare visibili, oppure rimanere per sempre sotterrate.
Cosa può fare allora il genitore o l’adulto in generale, che vuole accompagnare il proprio figlio o un bambino in un percorso di consapevolezza emotiva e sviluppo dell’abilità di regolazione emotive?
Vediamo le tappe fondamentali di questo percorso:
- Autoregolarsi come adulti
Gli adulti rappresentano importanti modelli per bambini e bambine: più siamo capaci di autoregolare le nostre emozioni e più sarà facile trasmettere modalità efficaci e funzionali di regolare le loro stesse emozioni. Sappiamo quanto può essere difficile rimanere calmi quando bambini e bambine disregolano. In queste situazioni è importante essere consapevoli del proprio stato d’animo e rimanere presenti a noi stessi e autoregolarci, “lavorando” sul nostro corpo: fare alcune brevi inspirazioni e lunghe espirazioni è un semplice e potente mezzo per attivare il nostro nervo vago e aiutare il corpo a ristabilire uno stato di maggiore calma.
- Accogliere tutte le emozioni
«Tutte le emozioni hanno diritto di cittadinanza!», comprese quelle spiacevoli o “fastidiose” che vorremmo evitare o che preferiremmo i nostri bambini e ragazzi non si trovassero a sperimentare. Avvicinarci a loro, mostrare di saperli ascoltare in modo empatico, non giudicante, permette ai bambini non soltanto di comprendere meglio cosa stanno provando e perché, ma anche di sentirsi compresi e accettati.
- Intervenire sul comportamento non sull’emozione
Quando vivono emozioni forti e particolarmente intense, da cui si sentono sopraffatti, i bambini possono mettere in atto comportamenti disregolati. Come adulti dobbiamo tenere a mente che il comportamento è così in conseguenza a un’emozione disregolata e sentire di aver perso il controllo, può essere un’esperienza spaventosa, soprattutto per un bambino.
Cosa fare dunque in questi momenti? Se le emozioni hanno tutte diritto di cittadinanza, così non può essere per tutti i comportamenti. Prima di sgridare o di punire un bambino in una situazione di questo tipo ricordiamo a noi stessi come non sia un comportamento messo in atto in modo volontario per provocare o per sfidarci, ma sia un tentativo, non riuscito, di gestire un’emozione difficile. Riconoscere la validità dell’emozione provata e la sua intensità, proponendo strategie alternative e funzionali di affrontare quella situazione, è la via migliore per sostenere e accompagnare i bambini nello sviluppo della propria autoregolazione.
Possiamo avvicinarci al bambino, rimanere accanto a lui, alla distanza che accetta e riesce a tollerare, per aiutarlo a recuperare uno stato di maggiore calma. Aiutiamolo a calmare lo stato di attivazione fisiologica che sta provando inviandogli segnali di sicurezza. Possiamo farlo usando il respiro (le bolle di sapone sono perfette per aiutare a ritrovare un ritmo di respirazione legato a sensazioni di benessere e calma), modulando il nostro tono di voce e usando una prosodia che induca uno stato di calma, mostrando una postura del corpo accogliente e disponibile.
Dopo aver calmato il corpo agiremo in modo da ripristinare la connessione persa sintonizzandoci su quanto il bambino sta provando e vivendo in quel momento, riconoscendo la validità dell’esperienza emotiva e facendo da contenimento, mostrando che non siamo turbati dalla sua emozione e che va bene sentirsi così, non c’è nulla di sbagliato. Infine, quando il bambino è calmo e si sente al sicuro, perché il corpo si è calmato e la connessione con l’adulto di riferimento è ripristinata, possiamo parlare e ragionare con lui, ricostruendo quanto accaduto, come semplice osservazione dei fatti, senza giudicare l’emozione e la sua intensità, e provare a trovare insieme strategie più funzionali rispetto al comportamento messo in atto, per riuscire a comunicare cosa stava provando e con quale intensità. Attenzione! Finché il corpo non è calmo e la connessione relazionale con l’adulto di riferimento non è stata ripristinata, non è possibile usare il ragionamento: il percorso va dal basso (corpo) verso l’alto (cervello). Una condizione di connessione è fondamentale perché si possa pensare/ragionare insieme su quanto accaduto: finché il bambino non si sente al sicuro perché la connessione-relazione non è ancora stata ripristinata, letteralmente non sarà in grado né di ascoltare quanto gli viene detto, né tanto meno di comprenderlo.
- Validare, dare significato e regolare
Fortunatamente non sempre i bambini mostrano le loro emozioni in modo disregolato, tuttavia di fronte alle emozioni che si accendono in contesti relazionali, gli adulti sono chiamati a svolgere l’importante funzione di sistemi di validazione, significazione e regolazione. Questi sono i tre passaggi fondamentali (e questo l’ordine) alla base di qualsiasi processo di educazione emotiva, sia all’interno del nucleo famigliare che nell’esperienza scolastica.
Validare uno stato emotivo significa essenzialmente riconoscerlo e dargli valore. Dare significato a un’emozione vuol dire costruire un mondo di gesti e parole intorno allo stato emotivo percepito dal bambino, così da permettergli di capire perché quello stato emotivo si è attivato in lui e gli permette di cominciare a trovare parole (oltre ai comportamenti) per comunicarlo. Regolare un’emozione significa fornire al bambino un contenitore emotivo al cui interno possano essere travasate le emozioni della quali si sente in balìa, e aiutarlo a sentire che lì dove vengono sistemate ritrovano un dinamismo funzionale, che permette di ritrovare calma ed equilibrio.
Infine è bene tenere a mente che: “Regolato non significa tranquillo!”
Spesso si tende a fare confusione e pensare che “regolato” o “ben regolato” sia sinonimo di “tranquillo”, ma non è così. Un’emozione è ben regolata quando il livello di energia che esprimiamo legata ad essa e il livello di attivazione sperimentato si adattano perfettamente a quanto è necessario in quel momento, in quel contesto e per quel particolare e unico individuo. Se siamo in uno stadio ad assistere a una partita (o a un concerto) gridare a squarcia gola e saltare, esultare per un goal della nostra squadra del cuore sarà espressione di una buona regolazione, mentre l’ascolto silenzioso e un applauso al termine della rappresentazione si adatteranno bene alla situazione di uno spettacolo teatrale che ci è piaciuto.
In conclusione, come scrive Silvia Iaccarino, psicomotricista e formatrice, “La regolazione emotiva è un atto d’amore”: condurre i bambini e le bambine verso l’autoregolazione, dando loro gli strumenti necessari per riconoscere e nominare le emozioni, per chiedere aiuto nei momenti di maggiore fatica emotiva, è qualcosa che li accompagnerà per tutta la vita, perché li aiutiamo a valorizzare lo sviluppo socio-emotivo lungo il percorso di crescita personale.